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Santi del 19 Aprile

Il mio Santo > I Santi di Aprile

*Beato Bernardo di Sithiu – Penitente (19 Aprile)

+ 19 aprile 1182
Martirologio Romano:
Presso il monastero di Saint-Bertin nel territorio di Thérouanne in Francia, transito del Beato Bernardo, penitente, che, desideroso di espiare i peccati della sua giovinezza con un’austera penitenza, scelse spontaneamente l’esilio e, scalzo, con indosso vesti di lana e contento solo di un parco vitto, fu instancabile pellegrino presso i luoghi sacri.
Le poche notizie pervenuteci circa la vita del Beato Bernardo di Sithiu sono quelle tramandate negli scritti di Giovanni di Sithiu, abate nel 1187, fonte di interesse e valore straordinari per approfondire la conoscenza del personaggio.
I Bollandisti menzionano inoltre una lettera dell’ ottobre 1170 con la quale l’arcivescovo di Narbona condannò Bernardo all’espiazione.
Ci è stato inoltre tramandato l’Ufficio composto in suo onore ed in un inventario del 1465 i suoi resti sono citati quali “reliquie di San Bernardo penitente”.
Tutti questi documenti e testimonianze fanno dedurre che Bernardo di Maguellone, in seguito ad un omicidio, fu condannato a compiere un pellegrinaggio di espiazione. Dopo aver vagato in lungo e in largo per molto tempo, si stabilì infine nei pressi dell’abbazia di Sithiu, ove per quattro anni visse nella miseria e nelle privazioni, morendo infine il 19 aprile 1182.
La fama di santità che si guadagnò in vita fu poi confermata dopo la morte da numerosi miracoli verificatisi sulla sua tomba.

(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Bernardo di Sithiu, pregate per noi.

*Beato Burcardo di Bellevaux - Abate (19 Aprile)
† 19 aprile 1164 o 1025 (?)

Il Beato Burcardo o Burchardus fu abate nel monastero di Bellevaux.
Non sappiamo la sua data di nascita.
Discepolo di San Bernardo, entrò tra i cistercensi di Clairvaux.
Divenne abate di Balerne.
Questa abbazia indipendente diventerà cistercense sotto la guida di Burcardo, dopo la morte di Aimone, intorno al 1136.
Divenne abate dell’abbazia di Notre Dame di Bellevaux nell’anno 1156 succedendo al fondatore Pons de La Roche. Mantenne la carica di abate fino al 1163.
Burcardo si adoperò anche per la buona riuscita del monastero e della chiesa di Notre Dame di Bovillon.
Alcune fonti ci indicano quale data della sua morte, il 19 aprile 1164. Atri indicano il 1025, quale anno della sua morte.

I menologi cistercensi celebrano la sua festa nel giorno della sua morte il 19 aprile.
(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Burcardo di Bellevaux, pregate per noi.

*Beato Corrado (Miliani) di Ascoli – Religioso (19 Aprile)

Ascoli Piceno, settembre 1234 - Ascoli Piceno, 19 aprile 1289
Nacque in Ascoli Piceno nel settembre del 1234. Frate mite e penitente, dotato di grande sapienza, stimato insegnante in cattedre prestigiose, instancabile predicatore, zelante missionario, paziente mediatore di pace, apostolo della SS. Trinità. Morì in Ascoli Piceno il 19 aprile 1289.  
Corrado Miliani nacque ad Ascoli Piceno nel settembre 1234 da una delle più illustri famiglie ascolane. Ancora in giovane età, era solito inginocchiarsi ai piedi del suo giovane conterraneo Girolamo Massi per porgli i propri omaggi.
Interrogato sul motivo di questa sua strana abitudine, Corrado replicò affermando che già vedeva profeticamente le Chiavi di Pietro, emblema del Romano Pontefice, nelle mani del ancor giovane
suo amico, nonostante nessuno potesse in alcun modo immaginare per lui una così grande carriera ecclesiastica.
I due amici, entrambi seri, devoti e puri di cuore, essendo alla ricerca di una vita all’insegna della perfezione evangelica, entrarono insieme nel convento francescano di Ascoli.
Girolamo fece subito carriera, divenendo in breve tempo Provinciale dei Frati Minori della Dalmazia, poi alla morte di San Bonaventura ottavo successore di San Francesco, poi ancora cardinale ed infine, come gli era stato predetto, primo Papa francescano col nome di Niccolò IV.
Al suo confratello fra’ Corrado di Ascoli spettò invece una vita ben più modesta, che gli permise però di scalare le vette più alte della santità. Compiuto il noviziato ad Assisi, si trasferì a Perugina per gli studi teologici.
Nonostante la sua grande modestia ed il suo desiderio di dedicarsi alla vita eremitica, poté manifestare pienamente la sua cultura e la sua sapienza nella predicazione, in particolar modo in terra di missione. Si era infatti nel frattempo trasferito in Africa, spinto dal desiderio di salvare le anime e di accettare, se ne fosse capitata l’occasione, il martirio.
Questa seconda sua aspettativa non trovò però compimento. Secondo la tradizione fu il primo missionario cattolico ad esplorare la regione libica della Cirenaica.
Assolutamente degna di nota è la sua grande devozione per la Santissima Trinità, in nome della quale operò parecchi miracoli, nonché la risurrezione di due defunti. Una sua altra particolare devozione fu quella per la Passione del Signore, che fu accompagnata da apparizioni di Gesù sofferente e dal prender parte al suo dolore.
Fatto ritorno in Italia, gli venne affidata una missione delicatissima presso il re di Francia, in qualità di legato papale, per scongiurare una guerra di quel paese con la Spagna. Tornò in seguito per due anni a Roma, ma poi ripartì nuovamente per Parigi per insegnarvi teologia.
Gli onori ed i prestigiosi incarichi che gli furono assegnati non influirono però minimamente sulla vita ordinaria di fra’ Corrado, che come sempre continuò a dormire su una dura tavola di legno, a camminare scalzo ed a nutrirsi solo di pane ed acqua per ben quattro giorni a settimana.
Nel 1289 il suo vecchio amico, ormai eletto papa, lo convocò a Roma, presumibilmente per conferirgli la porpora cardinalizia. Corrado, malfermo di salute, non resse purtroppo al lungo viaggio e morì nella sua città natale il 19 aprile di tale anno.
A Niccolò IV non restò che onorare l’amico di gioventù concedendogli la sepoltura a Roma nella chiesa di San Lorenzo alle Piagge.
Il culto da subito tributato al Beato Corrado di Ascoli Piceno ricevette la conferma ufficiale solo nel 1783. La principale fonte di notizie sul suo conto è costituita dagli Annales Minorum.

(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Corrado di Ascoli, pregate per noi.

*Sant'Elfego (Elfege) di Canterbury – Vescovo (19 Aprile)

954 - 1011
Martirologio Romano:
Sulla riva del Tamigi presso Greenwich in Inghilterra, passione di Sant’Elfégo, vescovo di Canterbury e martire, che, durante le cruente devastazioni provocate in città dai Danesi, offrì se stesso per il suo gregge e, avendo rifiutato di farsi riscattare con il denaro, il sabato dopo Pasqua fu percosso con delle ossa di pecora e infine decapitato.
Nacque in Inghilterra nel 954.
Divenuto benedettino nell’abbazia di Deerhurst, nel Gloucestershire, proseguì la carriera ecclesiastica come abate di un monastero a Bath e quindi, nel 984, come vescovo di Winchester.
Nel 1006 fu nominato arcivescovo di Canterbury.
Era molto amato dal popolo per la sua generosità ed umanità.
Durante l’invasione danese del 1011 si rifiutò di fuggire e fu preso prigioniero.
Non volle pagare il proprio riscatto con le elemosine raccolte per i poveri e per questo motivo venne ucciso a Greenwich.
Fu bastonato a morte con le pesanti ossa di un bue che era servito ai pagani per un luculliano banchetto. Le sue reliquie furono conservate nella chiesa di San Paolo a Canterbury, fino all’avvento della riforma.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Elfego di Canterbury, pregate per noi.

*Sant'Emma di Sassonia - Vedova (19 Aprile)
m. 19 aprile 1040
Visse in Germania. Adamo di Brema ci dice che fu sorella del Vescovo di Paderbon e moglie di Liutgero di Sassonia.
Rimasta vedova in giovane età, senza figli, in una condizione assai scomoda ed esposta a mille insidie, donò le sue grandi sostanze ai poveri, a cui si dedicò per tutta la vita.

Etimologia: Emma = gentile, fraterna, nutrice, dall'antico tedesco
Nel monastero di San Ludgero a Werden, nella Ruhr, presso Dusseldorf, inspiegabilmente lontano dalla Sassonia, si conserva una reliquia della santa: una mano prodigiosamente intatta.
Un cronista tedesco dello stesso secolo, Adamo di Brema, nella sua Storia ecclesiastica, ci dà notizia di una "nobilissima senatrix Emma", sorella di Meinwerk, vescovo di Paderborn (morto nel 1036) e moglie del conte Ludgero di Sassonia.
Rimasta vedova, ancor giovane e bella, ricca e senza figli, non ambì a seconde nozze e si mantenne costante nel suo nuovo programma di vita, fondato sulla totale dedizione alle opere di carità.
Generosa nel donare e nel soccorrere, ma austera e intransigente con se stessa, puntò alla perfezione nel difficile stato di vedovanza, una condizione assai scomoda per una donna, rimasta
sola ma non libera, esposta a mille insidie perché priva di appoggio e fatta segno, se ricca, dei calcoli interessati di parenti vicini e lontani.
"Sei tu giovane? - si legge in una infervorata predica di S. Bernardino da Siena, rivolta alle vedove cristiane - fa' che tu imbrigli la carne tua in discipline.
Io voglio che tu impari a vivere come una religiosa. Sii verace, dentro nell'anima tua. Vuoi marito? Va' e piglialo, in nome di Dio, e spacciatene.
Ma non avrai mai consolazione. Dunque, non ci vedi meglio che di rimanere vera vedova, e servire a Dio in ogni modo che tu puoi, tutto il tempo della tua vita".
Emma aveva scelto quest'ultima maniera di tendere alla perfezione, la più difficile e rara.
La sua mano, giunta fino a noi intatta dopo nove secoli e mezzo dalla morte di questa santa dal nome fresco e pieno, è un segno emblematico della sua più cospicua virtù: la generosità. Anzitutto una generosità fattiva, di opere più che di parole.
Vera ancella di Cristo, ella ha servito il suo celeste sposo con la preghiera e la carità, meritando la devozione non di un marito ma di milioni di cristiani che da oltre nove secoli la onorano di culto pubblico. Il suo corpo, privo della mano di cui si è parlato, riposa nella cattedrale di Brema.

(Autore: Piero Bargellini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Emma di Sassonia, pregate per noi.

*Sant'Espedito di Melitene - Martire (19 Aprile)
Tra tutti i componenti del gruppo dei martiri di Melitene del III secolo celebrati il 19 aprile insieme con Ermogene, Espedito solo ha goduto di un culto popolare assai diffuso, anche se soltanto a partire da un'epoca abbastanza recente.
Siccome il Martirologio Geronimiano, dal quale dipendono tutti i martirologi che fino al Romano hanno trasmesso il nome di Espedito, indica solo il nome del martire, è assolutamente impossibile avere notizie precise sull'epoca della sua vita e sul suo martirio.
Del culto di Espedito si trova traccia in Sicilia dalla metà del XVIII secolo, specialmente a Messina e Acireale, dove nel 1781 il santo fu proclamato patrono secondario della città e veniva venerato come protettore dei mercanti e dei navigatori.
L'iconografia tradizionale lo rappresenta vestito da soldato romano mentre tenta di scacciare un corvo, che grida, mentre il santo mostra un orologio che indica hodie.
In raffigurazioni più tarde l'orologio viene sostituito dalla croce, che il Santo tiene in mano. (Avvenire)

Etimologia: Espedito = che è ingegnoso, dal greco
Emblema: Palma, Orologio o Croce, Corvo
Le notizie riguardanti S. Espedito si ricavano solamente dai martirologi ed è pertanto impossibile avere dettagli più precisi sulla sua esistenza.
Il Martirologio Geronimiano (che risale, nella sua originaria formulazione, alla prima metà del V secolo) commemora il martire Espedito in due date: il 18 aprile (“Romae Eleutheri episcopi et Anthiae matris eius et Parthenii, Caloceri, Fabii, Proculi, Apollonii, Fortunati, Crispini, EXPEDITI, Mappalici, Victorini, Gagi”) ed il 19 aprile (“In Arminia Militana civitate Hermogeni, Gagi, EXPEDITI, Aristonici, Rufi, Galatae una die coronatorum”).
La prima data sembra però essere frutto di un errore: si può facilmente dimostrare che i nomi dei presunti compagni di martirio del 18 aprile sono solo ripetizioni di nomi di altri Santi.
A questo proposito occorre ricordare che gli errori (modificazioni di date, luoghi, ecc.) sono molto frequenti nei martirologi.
In sintesi, le uniche informazioni che sembrano certe riguardano il giorno (19 aprile) ed il luogo di morte (Melitene, ora Malatya, in Turchia); nulla si può dire neanche sulle circostanze del martirio, né sulla sua epoca (l’affermazione che esso avvenne sotto Diocleziano non si fonda su dati storici), sicuramente però anteriore alla redazione del Martirologio Geronimiano.
L’esistenza di Sant'Espedito è stata più volte messa in dubbio, senza però una ragione basata su prove decisive.
Secondo Delehaye, il nome Espedito sarebbe una lettura errata di Elpidio, ma la tesi sembra essere troppo sbrigativa.
Infatti, sia S. Espedito che un martire di nome Elpidio morirono a Melitene insieme ad un compagno di nome Ermogene, ma nulla indica che si tratti dello stesso Ermogene: tant’è vero che il Martirologio Geronimiano segnala i martiri “Elpidio ed Ermogene” sempre in date diverse dal 19 aprile, giorno in cui sono invece riportati i nomi di Ermogene, Espedito e degli altri compagni.
Appare quindi una forzatura considerare Elpidio ed Espedito appartenenti allo stesso gruppo di martiri o identificarli addirittura nella stessa persona.
É anche stata avanzata l’ipotesi che la parola “expeditus” debba essere intesa come aggettivo riferito ad una persona e non come nome proprio.
Effettivamente, in latino, tale vocabolo poteva essere sia aggettivo (“libero da impacci”) che sostantivo (“chi è libero da impacci”; nel linguaggio militare, il plurale “expediti” indicava la fanteria leggera).
Non ci sono però assolutamente prove per affermare - come qualcuno ha fatto in passato - che “expeditus” sia un aggettivo riferito a S. Menna.
L’unico legame tra i due santi consiste nel fatto che entrambi sono rappresentati in vesti militari e, dopo il XVII secolo, la loro iconografia venne confusa in Occidente.
Intorno alla figura di S. Espedito sono nate anche diverse leggende. Frutto di invenzione è ad esempio la storia che presenta S. Espedito come comandante della legione romana Fulminante e autore del miracolo dell’acqua avvenuto all’epoca di Marco Aurelio.
Esiste poi un’altra leggenda, diffusa in numerose versioni: in ognuna di esse si spiega che il nome “Expeditus” deriverebbe dalla scritta ”spedito” posta su un pacco contenente le reliquie di un Santo sconosciuto.
Naturalmente, queste storie sono completamente false, dal momento che il nome “Expeditus” si trova già nel Martirologio Geronimiano.
Una variante di questa leggenda è presente anche in una poesia, all’interno della raccolta Palmström (1810), dell’autore tedesco Christian Morgenstern (München, 1871 - Merano, 1941); in quest’opera viene inoltre nominata un’opposizione da parte della Chiesa di Roma al culto del santo.
Per quanto riguarda il culto di S. Espedito, sicuramente il nome “Expeditus” ha facilitato giochi di parole e così egli è diventato il Santo della rapidità per antonomasia.
Inizialmente invocato per le cause urgenti, è divenuto patrono dei commercianti (per il celere disbrigo degli affari) e dei naviganti; per lo stesso motivo viene anche pregato dagli esaminandi e per il buon esito dei processi.
S. Espedito è raffigurato nelle vesti di soldato (il termine latino “expeditus”, come già accennato, significa anche “armato alla leggera”) e calpesta un corvo che grida “cras” (“domani” in latino): secondo una leggenda, tale corvo, che rappresenta lo spirito maligno, apparve a S. Espedito dopo la conversione al cristianesimo.
Nell’area germanica il santo è rappresentato con un orologio, mentre nel resto del mondo ha in mano un crocefisso (elemento aggiunto in epoca successiva) con la scritta “hodie” (“oggi” in latino).
Il culto, al contrario di quanto si legge solitamente, non è di origine piuttosto recente (non nacque cioè in Sicilia e in Germania nel XVII secolo): già nel Medio Evo a Torino esisteva la contrada di S. Espedito ed il santo era patrono dei commercianti; inoltre, in Francia, il culto del santo risale almeno al XVI secolo.
All’inizio del XX secolo vi furono numerose dispute intorno alla soppressione del culto: nel 1905 si diffuse addirittura la voce - infondata - che esso era stato vietato.
Attualmente S. Espedito è conosciuto ed invocato in molti Paesi, in particolare Austria, Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Filippine, Francia (ed in special modo nell’Ile de La Réunion), Italia (soprattutto in Sicilia, Campania e Lombardia), Germania, Messico, Nicaragua, Panama, Perù, Russia, Spagna, Turchia, Uruguay, Venezuela, Stati Uniti.

(Autore: Davide Tessera – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Espedito di Melitene, pregate per noi.

*San Geroldo - Eremita (19 Aprile)

† 978 ca.

Martirologio Romano: A Frisen sulle Alpi bavaresi, san Geroldo, eremita, che si ritiene abbia condotto vita di penitenza nella regione del Voralberg.
San Geroldo, eremita, Beati Cuno e Ulrico, suoi figli, monaci.
Il 1° gennaio 949, Ottone I restituì ad un certo Adamo, coinvolto in una congiura contro il sovrano e privato dei beni per sentenza giudiziaria, un suo possedimento che trovavasi nell'attuale Vorarlberg.
Ottone chiama Adamo vir Dei nel suo atto del 949; cosa che permette di dedurre che si era consacrato al servizio di Dio; ma non viene designato quale monaco e, ad Eindiedeln la tradizione non l'ha mai considerato tale. Il Necrologium di Einsiedeln nomina invero al 16 aprile un Adamo, ma senza definirlo monaco.
La tradizione tracciata dal decano Albrecht von Bonstetten nel 1494 narra che Adamo proscritto, si rifugiò nella solitudine della vallata di Wals, dove - per non essere riconosciuto - visse sotto il nome di Geroldo Graziato, rimase nella solitudine, fece dono del suo possedimento al convento di Einsiedeln e morì intorno all’anno 978.
Il giorno della sua morte viene posto in date diverse.
Il Necrologium di Coira e quello di Muri-Hermetschwil hanno al 10 aprile un Geroldo conversus.
Le notizie necrologiche di Einsiedeln del X secolo, però, hanno al 16 aprile un Adamo, ed il libro degli anniversari di San Geroldo, datato al secolo XV, indica il 19 aprile, quale giorno in cui la sua festa viene celebrata ancor oggi.
Il luogo nel quale Adamo-Geroldo visse, dapprima chiamato Friesen, appare nel 1340 per la prima volta sotto il nome di san Geroldo.
In Einsiedeln la festa viene celebrata il 19 aprile soltanto dopo l’esumazione delle sue ossa, avvenuta nel 1663 e la sua coppa è oggi conservata nel convento.
Allorché nel 1378 il vescovo suffraganeo di Coira consacrò a san Geroldo l’altare di Santa Caterina, concesse per il 4 giugno un’indulgenza in occasione della commemoratio beatissimi Geroldi; ciò prova che egli veniva venerato già allora come santo.
Secondo la tradizione che fa di Adamo un duca di Sassonia (presumibilmente perché vi è confusione con la vecchia famiglia dei nobili di Sax, originaria del Vorarlberg), egli aveva due figli: Cuno (o anche Chamo) e Ulrico (chiamato anche Enrico), che per ordine del padre divennero monaci di Einsiedeln. Cuno vi deve essere stato decano e Ulrico custode.
Dopo la morte del padre si sarebbero recati ambedue a Friesen, dove morirono. Ulrico sarebbe stato sepolto nella chiesa prepositurale, accanto al padre, e Cuno nella cappella di sant'Antonio accanto alla chiesa. Mancano però sicure notizie sui due. Nel monastero vennero entrambi venerati più tardi (XVII secolo) come Beati: la festa del beato Cuno cadeva l’8 marzo e quella del beato Ulrico il 29 aprile.
San Geroldo viene raffigurato come pellegrino con cappello e bordone, talvolta anche con un asino, perché il santo fece voto di stabilirsi là dove l’asino che recava tutte le sue cose si sarebbe inginocchiato.
Talvolta è rappresentato con un orso che l’aiutò nella costruzione della sua cella. Un ciclo di dipinti con la vita del santo, del 1683, trovasi nel pronao della chiesa prepositurale di Friesen, mentre il dipinto dell’altar maggiore (di Rodolfo Blaettler, 1877) lo mostra con i suoi due figli.
Plastici nella casa prepositurale mostrano i due figli come monaci e un affresco del secolo XVII, nella cappella di Sant'Antonio rappresenta il Beato Cuno.

(Autore: Rudolf Henggeler – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Geroldo, pregate per noi.

*Beato Giacomo Duckett - Martire (19 Aprile)
+ Tyburn, Inghilterra, 19 aprile 1602
Nasce a Gilfortrigs in Inghilterra e cresce nella fede protestante. Da giovane diventa apprendista stampatore a Londra e venendo a contatto con il libro «Il fondamento della religione cattolica», che lo porta alla conversione.
Affrontando con coraggio tutte le difficoltà viene mandato in prigione per due volte ed entrambe le volte lo stampatore presso cui lavora lo aiuta ad uscire, ma alla fine gli chiede di trovarsi un altro lavoro.
Dopo essere stato accolto dalla Chiesa cattolica sposa una vedova. Dal matrimonio nascerà un figlio che si farà monaco. James si impegna a fondo per la diffusione della stampa cattolica.
A causa di questa attività passa nove, dei suoi dodici anni di matrimonio, in prigione. Alla fine viene condannato a morte a causa di un testimone che dichiara di aver procurato libri cattolici a Duckett. Ma la testimonianza costerà la vita a entrambi: James Duckett venne impiccato nel 1602. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, Beato Giacomo Duckett, martire, che, uomo sposato, tradito perché vendeva testi cattolici nella sua bottega libraria, fu tenuto per nove anni in carcere e infine impiccato a Tyburn sotto la regina Elisabetta I insieme al suo delatore, che egli ormai in punto di morte invitò a morire da cattolico.
James Duckett nacque a Gilfortrigs in Inghilterra da una famiglia protestante, nella cui fede fu allevato. In giovane età divenne apprendista stampatore a Londra ed in tale ambiente venne provvidenzialmente a contatto con il libro “Il fondamento della religione cattolica”, che lo portò
ben presto a maturare la decisione di convertirsi al cattolicesimo. Affrontò con coraggio qualsiasi difficoltà potesse comportare tale scelta, per la quale venne imprigionato per due volte consecutive.
Entrambe le volte il suo datore di lavoro lo aiutò ad uscire, ma alla fine gli chiede di trovarsi un’altra occupazione, visti i numerosi problemi che gli aveva causato.
Dopo essere stato accolto in seno alla Chiesa cattolica, convolò a nozze con una vedova e da questo matrimonio nascque poi un figlio che si sarebbe fatto monaco.
James continuò ad impegnarsi a fondo per la diffusione della stampa cattolica, ma a causa di questa attività trascorse ben nove dei suoi dodici anni di matrimonio in condizione di prigionia. Fu infine condannato a morte in base alla testimonianza di un conoscente che affermò di aver procurato dei libri cattolici al signor Duckett.
Ma tale ambigua testimonianza costò la vita ad entrambi: James Duckett venne impiccato presso Tyburn il 19 aprile 1602.
Nell’anniversario del suo glorioso martirio ancora oggi James Duckett è commemorato dal Martyrologium Romanum, nel quale fu inserito dopo la beatificazione avvenuta il 15 dicembre 1929 da parte del pontefice Pio XI, unitamente ad un folto gruppo di martiri inglesi e gallesi capeggiati dal sacerdote Thomas Hemmerford.

(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Giacomo Duckett, pregate per noi.

*San Giorgio d'Antiochia - Vescovo (19 Aprile)

VIII-IX sec.
Martirologio Romano: Ad Antiochia di Pisidia, nell’odierna Turchia, San Giorgio, vescovo, morto esule per il culto delle sacre immagini.
Notizie alquanto scarne ci sono pervenute circa questo santo, tanto che neppure l’autorevole Bibliotheca Sanctorum può essere d’aiuto per redigere una completa scheda agiografica di questo omonimo del grande San Giorgio martire.
Il Giorgio di oggi fu vescovo di Antiochia in Pisidia e nel 787 prese parte al secondo concilio di Nicea, che ristabilì il culto delle sacre icone, sottoscrivendone gli atti.
Nell’815 l’imperatore Leone V l’Armeno tentò di abolirne il culto almeno in Oriente, ma il Santo vescovo antiochieno rifiutò fermamente di eseguirne gli ordini e fu perciò condannato all’esilio.
Ben presto morì e l’eroicità dimostrata nella difesa della fede gli meritò l’aureola della santità.
I sinassari bizantini hanno posto la sua festa al 18, 19 o 20 aprile.

(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giorgio d'Antiochia, pregate per noi.

*Beato Guglielmo di Windberg - Eremita (19 Aprile)

Il Beato Guglielmo (o Wilhelm) è un eremita di Windberg.
Di lui non sappiamo praticamente nulla. É stato tramandato che dopo aver fatto numerosi pellegrinaggi in varie parti della Germania, decise di diventare un eremita a Windberg presso Straubing in Baviera.
Sul Beato Guglielmo, viene tramandato che avesse il dono della profezia.
Non sappiamo quando nacque, mentre si presume sia morto un 20 aprile all’inizio del XII secolo.
Sulla tomba del Beato Guglielmo è stata costruita una cappella che fu poi consacrata dal vescovo di Ratisbona.
Dai Bollandisti è ricordato nel giorno della sua morte, il 20 aprile.

(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Guglielmo di Windberg, pregate per noi.

*San Leone IX - Papa (19 Aprile)
Alsazia, 1002 - Roma, 19 aprile 1054 - (Papa dal 12/02/1049 al 19/04/1054)
Il suo nome da laico era Brunone di Dagsburg e nacque in Alsazia nel 1002. Brunone discendeva con i suoi genitori da grandi vassalli. A diciotto anni divenne canonico di Saint Etienne e a 22 anni diacono.
Nel 1026 fu eletto vescovo di Toul. Salì al soglio pontificio nel 1049, prendendo il nome di Leone.
Combatterà durante il suo pontificato fenomeni come la simonia e scomunicherà Michele Cerulario per lo scisma della Chiesa greca. Morì a Roma il 19 aprile del 1054. La città di Benevento nel 1762 l'ha eletto a suo patrono. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Roma presso San Pietro, san Leone IX, papa, che dapprima come vescovo di Toul difese strenuamente per venticinque anni la sua Chiesa; eletto poi alla sede di Roma, in cinque anni di pontificato convocò molti sinodi per la riforma della vita del clero e l’estirpazione della simonia.
Il suo nome da laico era Brunone di Dagsburg e nacque in Alsazia nel 1002, terra altalenante nei secoli fra la
Francia e la Germania, oggi fa parte della Germania, come lo fu per tutto il Medioevo.
Brunone discendeva con i suoi genitori da grandi vassalli, che da molte generazioni avevano avuto funzioni di governo. Fu affidato sui cinque anni, al vescovo di Toul, Bertoldo, promotore di fiorenti scuole, frequentate in quell’epoca da allievi appartenenti alla nobiltà.
Studiò con impegno, in compagnia del cugino Adalberone, futuro vescovo di Metz e già da così giovane si poteva intuire che sarebbe diventato un buon scrittore, teologo, canonista, musicista. A diciotto anni divenne canonico di Saint-Étienne e a 22 anni divenne diacono.
Nel 1024 morì l’imperatore Enrico II, e al suo posto ascese al trono un altro cugino di Brunone, Corrado II, presso il quale fu inviato per introdursi nella pratica degli affari pubblici, ricoprendo la carica di cappellano.
Arrivò una delle solite guerre che vedevano impegnato l’Impero in quel tempo, questa volta in Italia; il vecchio vescovo di Toul, vassallo dell’imperatore, dovette fornire un contingente di armati e data la sua tarda età, il comando fu dato a Brunone.
E così in quegli anni 1025 - 1026 il giovane canonico si trovò a servire il suo vescovo e il suo imperatore alla testa dei cavalieri germanici, che operavano nelle pianure lombarde. Ciò costituiva
sicuro merito per accedere ad un episcopato (la lotta per le investiture, comparirà una 40ª di anni dopo); nell’aprile del 1026 morì il vescovo di Toul e il clero della diocesi procedette, come consueto, all’elezione del successore designando il giovane diacono; magari anche per ingraziarsi l’imperatore suo parente; Corrado II approvò e la consacrazione avvenne il 9 settembre 1027.
Il suo episcopato durò circa 25 anni, della sua opera vescovile non vi sono molti resoconti, al contrario si sa che diede forte impulso alla vita monastica, riformando, approvando e incoraggiando la fondazione di monasteri in varie località della diocesi.
Come vescovo-vassallo, dovette difendersi dai saccheggi che operava un vicino signore, organizzò una spedizione punitiva che però si risolse negativamente, per i rinforzi affluiti a favore del signorotto.
Fu consigliere ascoltato dagli imperatori Corrado II ed Enrico III, ebbe fermezza in svariate situazioni, affermando al di là della fedeltà all’imperatore, la propria indipendenza come vescovo e sacerdote.
Nel 1048, a Roma morì il papa Damaso II e l’imperatore Enrico III, per la terza volta dovette nominare il successore, come da tempo si faceva; la sua scelta cadde sul vescovo di Toul, Brunone, il quale restio, cercò in tutti i modi di evitarlo, ma l’insistenza di Enrico III ebbe la meglio, Brunone alla fine accettò ma con la condizione che il clero e il popolo romano, approvassero questa scelta venuta da fuori; volendo così trasformare questa elezione diciamo arbitraria, in una elezione quasi regolare.
Dopo aver trascorso il Natale celebrato a Toul, prese la via per Roma in abito da pellegrino e così a piedi nudi, entrò nella Città Eterna, accolto favorevolmente da tutti, fu intronizzato il 12 febbraio 1049 prendendo il nome di Leone IX, aveva 47 anni.
Con lui a Roma si trasferirono un gruppo di collaboratori lorenesi, accuratamente scelti e che già lavoravano con lui alla diocesi di Toul. Energicamente si mise ad amministrare i compiti che la carica gli conferiva, convocò dopo appena due mesi un Sinodo a Roma, senza consultare l’imperatore, per affrontare problemi generali come la simonia, fu intransigente con i vescovi colpevoli di ciò, sostituendone parecchi.
Ma l’idea più geniale che papa Leone IX ebbe, fu quella d’intraprendere una serie di viaggi, attraverso l’Europa per tenere oltre che a Roma, concili, sinodi e assemblee, le cui decisioni, prese alla presenza degli interessati, avevano un’importanza maggiore di quelle della lontana Roma.
Dal maggio 1049 fu a Pavia, poi attraversando le Alpi, andò in Sassonia, Germania, Belgio, Francia; stette a Toul e Reims dove consacrò la basilica di s. Remigio e tenne un altro Concilio contro la simonia, derivante dalla vendita delle cariche ecclesiastiche; dopo quindici giorni tenne un altro Concilio a Magonza in Germania, presente l’imperatore Enrico III e 40 vescovi delle diocesi, qui oltre che a condannare la simonia, dovette affrontare la questione del concubinato o addirittura del matrimonio dei preti e dei chierici maggiori.
Ritornò a Roma attraverso l’Alsazia e la Svizzera, per ripartire nel 1050, verso l’Italia Meridionale con Concilio a Siponto nel Gargano.
Tenne altri Concilii a Roma, Firenze e Vercelli, con argomento principale la simonia, vera piaga della Chiesa di quel tempo e inoltre l’esame della dottrina del teologo francese Berengario; in ottobre sempre del 1050, ritorna in Lorena a Toul dove procede alla traslazione del corpo di s. Gerardo; visita l’Alsazia, la Renania, la Svezia.
Negli anni che seguono, 1051 e 1052 è occupato da viaggi in Italia, specie verso il Sud per motivi politici, Salerno, Benevento lo vedono ogni estate. Nel 1052 è in Ungheria per riportare la pace fra il re Andrea e l’imperatore; visitò altre città della Germania, di ritorno si fermò a Mantova dove riunì un Concilio contro la simonia e il concubinato, ma finì male, scoppiarono incidenti con molti feriti; il papa rientrò a Roma con un completo insuccesso.
Scomunicò Michele Cerulario che creò lo scisma della Chiesa Greca dalla Latina; nel maggio 1053 dovette affrontare, in uno scontro militare, i Normanni che pur essendo cristiani volevano ampliare il loro dominio tra Napoli e Capua, Leone IX come sovrano di Benevento, città concessagli dall’imperatore, dovette affrontarli con poche truppe, fu una disfatta e alla sera fu fatto prigioniero e condotto a Benevento, dove fu trattenuto per oltre otto mesi; alla fine ricevute tutte le soddisfazioni richieste, i Normanni lo lasciarono libero; ma ormai era solo un uomo molto malato, quasi moribondo affrontò il viaggio, giunse a Roma senza riprendersi e il 19 aprile 1054, morì in una casa vicino S. Pietro; aveva governato 5 intensi anni sul soglio pontificio.
Nel 1087, visto le molte guarigioni che avvenivano sulla sua tomba, Papa Vittore III fece trasferire il suo corpo all’interno della basilica di S. Pietro. Roma e il ‘Martirologio Romano’ lo festeggiano il 19 aprile.
La città di Benevento nel 1762, elesse San  Leone IX suo speciale patrono, come pure è venerato in Francia in molte diocesi.  

(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Leone IX, pregate per noi.

*San Mappalico - Martire (19 Aprile)

† 250

Martirologio Romano: In Africa, san Mappálico, martire, che, durante la persecuzione dell’imperatore Decio, mosso da pietà familiare, si era raccomandato che sua madre e sua sorella, che avevano rinnegato la fede sotto tortura, fossero lasciate in pace e per questo, trascinato davanti al tribunale, fu lui a conseguire la corona del martirio; a lui si unisce la memoria di molti altri santi martiri, che testimoniarono la loro fede in Cristo: Basso in una cava di pietra, Fortunio in carcere, Paolo in tribunale, Fortunata, Vittorino, Vittore, Eremio, Crédula, Eréda, Donato, Firmo, Venusto, Frutto, Giulia, Marziale e Aristone, morti tutti di fame in carcere.
Santi Mappalico e compagni Basso, Fortunione, Paolo, Fortunata, Vittorino, Vittore, Eremio, Credula, Ereda, Donato, Fermo, Venusto, Fruto, Giulia, Marziale e Aristone, martiri in Africa.
Il Calendario cartaginese li ricorda il 19 aprile, il Martirologio Geronimiano invece il 17 ed il 18 dello stesso mese.
San Cipriano menziona Mappalico e i suoi compagni nell'Epistola X ad confessore, come martiri della persecuzione di Decio (anno 250).
Dalla lettera di Luciano a Celerino si apprende che il santo morì sotto la tortura durante l'interrogatorio; a sua volta san Cipriano, in una lettera al clero di Roma, confronta la retta condotta di Mappalico con quella imprudente di Luciano.
Infatti, mentre Luciano diede libelli di pace ai lapsi, Mappalico non osò fare un gesto simile nemmeno nei riguardi di sua madre e di sua sorella, cadute durante la persecuzione, limitandosi soltanto a supplicare che fosse data loro la pace.
Il Martirologio Romano li ricordava il 17 aprile ed, ora, al 19 aprile.

(Autore: Antonio Rimoldi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Mappalico, pregate per noi.

*Santa Marta di Persia - Vergine e Martire (19 Aprile)
m. 341
Martirologio Romano:
In Persia, Santa Marta, vergine e martire, che il giorno dopo l’uccisione di suo padre Pusicio, quello della Risurrezione del Signore, sotto il re Sabor II subì il martirio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Marta di Persia, pregate per noi.


*San Varnerio (Werner) di Oberwesel - Martire (19 Aprile)
Werner d'Oberwesel (o di Bacharach)
Emblema: Palma
Santo renano del secolo 13°, appartenne come Simonino di Trento e Guglielmo di Norwich al gruppo dei fanciulli martiri che sarebbero stati immolati da ebrei.
Figlio di un vignaiolo, Werner sarebbe stato ucciso a Oberwesel nel 1287, venendo appeso a una colonna a testa in giù e svenato.
La voce di questo assassinio rituale, vera o falsa, scatenò sanguinose rappresaglie contro le communità ebraiche nella valle del Reno.
Canonizzato nel 1428, San Werner ebbe culto dapprima nella diocesi di Treviri, particolarmente a Bacharach sul Reno, dove gli fu consacrata una cappella.
É il protettore dei vignaioli del Reno, della Borgogna e dell'Alvernia.
Festa, 19 aprile.

(Autore: Keber Werner – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Varnerio di Oberwesel, pregate per noi.

*Altri Santi del giorno (19 Aprile)
*xxx
Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi

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